l'uomo mortale non ha che questo di immortale. il ricordo che porta e il ricordo che lascia ~ cesare pavese
giovanni nasce in una città ‘a caso’, bari, sotto il segno dell’acquario. sin da piccolo è un continuo girovagare su e giù per l’italia. tanti luoghi, molti volti, poche certezze, contesti nuovi e sempre diversi che si susseguono, una raccolta di ricordi sbiaditi.
all’età di diciotto anni prova a dare una direzione alla sua vita ed entra nell'accademia militare di modena. una scelta forte, radicale ma non l’ultima.
è qui, lontano da tutto e quando tutto sta cambiando, che sente dentro la necessità di fissare situazioni, persone, luoghi, il suo quotidiano, e di provare a mettere ordine. ossessionato dal tempo che scorre e la memoria degli accadimenti con esso, dalla dimenticanza che dovunque ci avvolge e ci porta, decide sia arrivato il momento per iniziare a ricevere fotografie.
trova, infatti, nella macchina fotografica l'unico mezzo attraverso il quale riuscire ad osservare e, quindi, attestare un’esperienza.
le sue prime immagini sono timidi ritratti della vita in accademia, paesaggi della bassa modenese. istantanee, personali vedute che descrivono in maniera semplice del legame che unisce i luoghi alle persone: miniature di realtà.
nel tempo, come naturale che sia, molte cose sono cambiate ma giovanni non ha mai mutato il suo sguardo sulla realtà, senza inganni e sovrastrutture, preferendo agli effetti speciali il gusto di lasciarsi sorprendere dai suoi prelievi.
guendalina
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salvatore picciuto
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