come un ponte
(lello)
il viadotto vittoria o viadotto del lontrano, in provincia di salerno, a circa tre chilometri più a valle dell’imbocco del vallo di diano, fu iniziato nel settembre del 1965 e terminato nel dicembre del 1968 nell’ambito dei lavori del primo tronco dell’autostrada salerno-reggio calabria. nel 1990 l’unione europea obbligò l’italia ad adeguare gran parte del tratto viario della salerno-reggio calabria che era quasi totalmente a due corsie, senza quella d’emergenza e con curve, salite e discese talmente repentine da provocare incidenti a catena ed ingorghi nel periodo estivo. per tale motivo, nel 2009, furono completati i lavori del nuovo viadotto del lontrano, con un diverso tracciato spostato di circa 25 metri rispetto a quello vecchio al quale, invece, venne riservata un’uscita di scena spettacolare.
nel 1965 catello aveva solo 26 anni e come capocantiere della società gambogi costruzioni seguiva i lavori per la realizzazione del vecchio viadotto.
51 anni dopo, per la prima volta ritorna in quei luoghi: il ‘suo’ ponte non c’è più ma i ricordi, si; quella traccia che essi hanno lasciato dentro e che nessun esplosione controllata potrà mai demolire.
nel 1895, oscar wilde, diceva che la memoria è il diario che ognuno di noi porta con sé; senza memoria, racconta oggi catello, non sapremmo chi siamo, e, di fatto, non esisteremmo.
auletta (sa), 8 maggio 2016
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la memoria è di per sé un ponte tra passato e futuro.
un lastrico a volte pericoloso di attese, speranze, disinganni,
successi e fallimenti, che inevitabilmente conducono a ciò che saremo.
il ponte della memoria, seppure invisibile e fragilissimo, travalica
i confini temporali e attraversa le generazioni sfuggendo alla fisica delle esplosioni.
amelia esposito (classe 1964, figlia primogenita di catello)
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