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(perché) due.uno.nove




disastro naturale/disastro sociale
23 novembre 1980, sono le 19:35 quando una scossa di terremoto di 6,5 gradi della scala richter scuote l'irpinia per 90 secondi. alla fine si conteranno 2.998 morti, 8.245 feriti, 687 comuni colpiti molti dei quali rasi al suolo, 234.960 senzatetto: un disastro.



è questo il punto di non ritorno. una manciata di secondi sufficienti a sfigurare un'intera provincia e a consegnare il grande affare della ricostruzione nelle mani di imprenditori, amministratori pubblici e criminalità organizzata: oltre 8.000 miliardi di lire è la somma che lo stato stanzia in prima battuta.

il 14 maggio 1981, il parlamento approva la legge n. 219 che contiene al suo interno un programma straordinario di edilizia residenziale per far fronte all’emergenza. l’intervento prevede la costruzione di alloggi destinati ai cittadini dell’area metropolitana di napoli e delle necessarie opere di urbanizzazione.

la commissione parlamentare di inchiesta sulla attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti dal sisma, indica i criteri di scelta dei comuni dell’entroterra napoletano:
"le aree sono state prescelte nell'ambito di strumenti approvati dalle comunità locali e i criteri di scelta dei comuni sono basati:
1) sulla rapida accessibilità da napoli;
2) sulla direttrice est verso volla, nell’obiettivo di potenziamento industriale infrastrutturale dell’area;
3) sulla presenza dei comuni ad ovest di napoli di preesistenze industriali già oggetto di gravitazione da napoli;
4) sulla riqualificazione, attraverso la realizzazione di indispensabili opere di urbanizzazione, dei comuni a nord di napoli, particolarmente congestionati
”.

vengono, così, individuati 17 comuni dell’entroterra napoletano dove costruire altrettanti insediamenti, oggi, per brevità, riconosciuti con il toponimo di duecentodiciannove.


dis-integrazione/esclusione
dopo il sisima, quindi, le emergenze che si sommano sono due: una, attuale, del disastro naturale ed un’altra che ha ben più remote origini, legata all’atavico problema del sovraffollamento della città di napoli. la legge 219 offre un’occasione per rispondere alla cronica fame di abitazioni del capoluogo e mettere mano al risanamento dei suoi quartieri più fatiscenti. per la città, insomma, una vera e propria opportunità di decongestionamento.
dal 1985 iniziano a trasferirsi da napoli 45.119 sfollati: trapiantati in palazzi a sette/otto piani, in quartieri fuori dalle città, spesso isolati. chi accoglieva si sentiva invaso, chi giungeva deportato: un innesto deflagrante, un terremoto freddo.
la superficie urbanizzata della provincia di napoli si moltiplica per 5 volte e i comuni vesuviani registrano un aumento della popolazione del 50% con punte anche del 150%:
nel tempo ed in maniera silenziosa si è quindi consumato un terremoto invisibile che, lentamente e gradualmente, di fatto ha reso trasparenti anche questi territori che tornano ad apparire solo per fatti di sangue e degrado.

1. pomigliano d’arco, 219
2. brusciano, 219
3. castello di cisterna, 219
4. marigliano, 219
5. san vitaliano, 219
6. afragola, 219
7. quarto, 219
8. casalnuovo, 219
9. melito, 219
10. caivano, 219
11. cercola, 219
12. volla, 219
13. casoria, 219
14. sant’antimo, 219
15. boscoreale, 219
16. pozzuoli, 219
17. striano, 219








il progetto
nell'arco di tre anni ho percorso oltre 1.300 km tra i 17 comuni individuati per la realizzazione di questi insediamenti: un cammino nel post terremoto delle vite degli altri.
due.uno.nove si svolge in tre capitoli (la sequenza delle immagini segue un percorso che coincide solo con la sequenza temporale di scatto).








capitolo 1
contenitori

7.373 alloggi. enormi contenitori ricolmi di rabbia, assuefazione, impotenza, dove il dolore si tira fuori in un solo modo: restituendolo. queste realtà, divenute sempre meno comunità e sempre più territori dell’oblio, sono oggi una periferia della periferia i cui i gradi di separazione fisica si sono trasformati in gradi di separazione sociale, culturale, economica, tramutandosi quasi istantaneamente, in forme, anche estreme, di disagio.


caivano, parco verde, 219, isolato 3: l’inferno dei viventi

32 famiglie ~ 2 bambini morti (precipitati dal 7° e 8° piano) ~ 4 persone arrestate per pedofilia




abusata






capitolo 2
immagini dell’invisibile

altarini, ormai parte integrante dell’arredo urbano, che riportano alla memoria il concetto manzoniano di provvidenza divina: cioè quella provvidenza che promette al debole la redenzione e il riscatto dall'oppressione.
ierofanie, cappelle votive dalle forme e fatture più disparate sono disseminate ovunque all'interno degli insediamenti. infatti come per tutti i luoghi degli ex voto ciò che risalta, e per questo d’interesse, è proprio l’elemento seriale.
mi appare subito chiara l'importanza e l'influenza delle immagini (sacre in questo caso), non solo come veicoli di diffusione di concetti e significati, ma anche e soprattutto come strumenti di comunicazione e persuasione.


invocazione dei fujenti alla madonna dell'arco







capitolo 3
nidi di vespe

lo sguardo qui si stringe su quei dettagli che rimandano al racconto di alberto moravia quando, sorvolando in elicottero l'irpinia all’indomani del disastro, descrisse, in un articolo sul settimanale l'espresso, il terribile scenario delle zone più colpite dal sisma.
guardo e cerco di capire, di riflettere; e ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano…
in queste immagini, assecondando la metafora usata dal poeta, un richiamo a quei nidi di vespe proprio nel segno di un qualcosa che, in maniera del tutto innaturale, è rimasto immutato dal disastro naturale del 23 novembre 1980.


una registrazione di radio alfa 102, radio storica di avellino, cattura i boati del terremoto.







città metropolitana di napoli
settembre 2017 ~ novembre 2020

























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riferimenti

reperti

risorse esterne

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